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Disconnessa

Già in passato ho condiviso con voi l’esperienza di restare isolata dal social networking per cause di forza maggiore: allora ero in vacanza all’estero e l’unico vero scompiglio era stato non avere whattsapp per comunicare con la famiglia.

Il disagio si è ripetuto, questa volta a casa, e persiste da tre giorni…vi assicuro che non ci si rende conto di quanto siamo dipendenti dalla rete fino a quando non ne siamo privati.

Diciamo che svegliarsi di sabato mattina nell’atmosfera uggiosa che solo la pioggia persistente e il cielo plumbeo sanno dare non è il massimo. Se poi aggiungiamo che in questi giorni il mio lato ottimista fatica a vedere il buono che c’ è in ogni cosa si potrebbe  giustificare l’aria abbattuta con la quale mi aggiravo per casa al risveglio. Ad aumentare il mio scoramento ci si è messo il  regolare e inesorabile lampeggiamento di una lucina rossa, che da tre giorni ormai mi augura il buongiorno ricordandomi che la rete non è disponibile.

Il mio programma di cose da fare ha dovuto fare posto e dare precedenza al tentativo reiterato e disperato di parlare con un operatore che non fosse una voce automatica o un personaggio fantomatico, che risponde al nome di Toby e chatta con i clienti, testando la loro resistenza a scatti violenti con delle risposte generiche e inutili. Appurato che il week end sarebbe stato “senza rete”, ho cominciato a guardare disperata tutto ciò che dovevo fare e sarebbe rimasto incompiuto: dovete sapere che sono una fanatica delle liste: mi piacciono quelle della spesa, quelle delle cose da fare, quelle dei regali, quelle dei libri da comprare: provo un subdolo piacere nel segnare ciò che ho fatto e una somma soddisfazione quando, apposta l’ultima crocetta posso gettare via la mia lista.

I miei occhi oggi continuavano a scorrere le voci realizzando che molte di esse sarebbero rimaste in sospeso: visite mediche da prenotare online (a meno che non vi piaccia Vivaldi e vogliate passare la mattina in attesa con un call center), bollette e rate condominiali da pagare (siete tra i patiti delle code in posta o in banca perché trovate sia un modo per socializzare? Io no) materiale da scaricare per le mie lezioni, per non parlare della connessione necessaria per ascoltare la musica (il nostro apparecchio stereo funziona solo con wi fi) o per guardare film. Certo molto si può fare con un telefono, ma digitare su una tastiera di caratteri minuscoli è scomodo  e soprattutto è per me impossibile riuscire a scrivere una frase di senso compiuto senza litigare con il correttore automatico.

Ho cercato nel profondo di me stessa e ho trovato il lato positivo a questa privazione: è una buona occasione per spolverare qualche vecchio cd che faccia da sottofondo al mio studio- ho ripetuto a me stessa cercando di suonare convincente- per cercare risorse più tradizionali di supporto alle mie lezioni, per inviare la programmazione a scuola con un piccione viaggiatore (altro lato positivo: finalmente ho trovato una ragione  nell’esistenza di questo pennuto).

Alle dodici e mezza, combattuta tra la scarsa soddisfazione per il ritorno al passato e la smania di non poter ‘crocettare’ la mia lista di cose da fare ho deciso, per evitare che il mio bicchiere mezzo pieno si svuotasse, di andare a nuotare:  lì non serve wi fi,- mi sono detta- posso fare a meno della musica e in più  potrò avere la soddisfazione di aver fatto esercizio fisico e aver smaltito le tossine accumulate in queste ore…. Peccato che oggi, proprio oggi, la piscina sia sede di una manifestazione sportiva. 

Qualcun altro avrebbe trovato in questo ennesimo imprevisto una giustificazione a imprecazioni sgrammaticate e incontrollate, ma non io, che nel tragitto dalla piscina alla macchina ho trovato un modo per rendere produttiva la mattinata: andare a fare la spesa malgrado la tenuta sportiva. Spettinata e senza  trucco con un paio di pantacollant, giubbotto e scarpe da ginnastica, mi sono inoltrata nel fantasmagorico mondo dell’Esselunga (ma la gente non sta più a casa all’ora di pranzo?) cercando di essere rapida e ‘chirurgica’ e non imbattermi in conoscenti, colleghi o genitori di alunni; fortunatamente nella mia corsa alle offerte ho incrociato solo una cara amica .

Consapevole di dover tornare a breve presso la mia dimora disconnessa ho pensato di meritare del comfort food : i sensi di colpa e l’immagine della mia impietosa bilancia mi hanno aiutato a controllare il mio istinto, ho resistito al fascino della confezione da 750 grammi di Nutella optando per un pacchetto di patatine light  (che tristezza!) e un barattolo di gelato.  

Ora sono a casa, cercherò di postare questo mio capitolo del Manuale se riuscirò a far funzionare l’hotspot del mio telefono.. e sorrido perché sono riuscita a completare almeno una delle mie liste: quella della spesa!!

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