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Vacanze di Natale

E anche questo Natale… ce lo siamo lasciati alle spalle. Si avvicinano i giorni più attesi per me, quelli in cui pregusto il vero relax: non ci saranno file al supermercato, carrelli pieni della spesa, cenoni, pranzoni, baci, abbracci e telefonate di cortesia.

Ormai i preparativi ci assorbono così tanto che lo stress si impossessa di chi ha determinati compiti da assolvere già a inizio mese: menù di Natale, spesa da organizzare, parenti da visitare, regali da fare…. ci fosse ancora Babbo Natale….Almeno penserebbe lui ai regali! Scommetto  che tra i miei lettori ce n’è qualcuno che, nel tempo presente o in passato ha trascorso ore, giorni a cercare un’alternativa all’improbabile richiesta del proprio figlio di ottenere super poteri, poter volare come Peter Pan, o poter conoscere l’idolo del momento…che fatica! E cosa dire della corsa ai beni di “prima” necessità, cioè tutto il commestibile presente in commercio, come se ci stessimo tutti apprestando a giorni di coprifuoco, costretti a stare tutti insieme, rigorosamente seduti alla stessa tavola per tre giorni, a gareggiare con il malcapitato tacchino, a  chi è più ripieno?

Quest’anno, con l’altra addetta ai fornelli, mia madre, ci eravamo ripromesse un menù più leggero, più “stomaco/sostenibile”: niente eccessi, solo qualcosa di più elaborato, ma per carità niente abbuffate.

Non so spiegare come, quando o perché i nostri propositi siano andati a farsi benedire, so solo che la sera del 26, i reduci del cenone della Vigilia e del pranzo di Natale si sono ritrovati, ancora  una volta, allegramente seduti, abbandonati, riversi sulla tavola. Non che l’avessero lasciata da tanto, visto che l’attività meno sedentaria, tra un pasto e l’altro era stata quella di ricoprire numeri con fagioli e gridare di tanto in tanto “Ambo!”, “Cinquina”, “Tombola!”, sgranocchiando, tra una partita e l’altra pezzi, naturalmente piccolissimi, di torrone.

“Stasera però solo un brodino” ha puntualizzato mia madre.

Non aggiungerò che si trattava di brodo di carne, non preciserò neanche che era accompagnato da deliziosi tortellini e bollito misto. Mi limiterò a dire che ne siamo usciti tutti indenni, sebbene la bilancia mi attenda minacciosa in bagno, pronta a rimproverarmi con le sue perentorie cifre, e  a sbattermi in faccia le conseguenze della  breve ma intensa trasferta a Roma senza mezze parole, anzi numeri.

Vabbè, è finita, ho tre giorni per disintossicarmi, digiunare, e soprattutto leggere e scrivere!

Sono avvolta nel mio caldo maglione, le lancette si avvicinano alle 7 e non devo suonare l’alzabandiera, guidare nervosamente verso la scuola di una figlia, entrare rassegnata nella mia, ecc., ecc. ecc..

Ho ai piedi del letto una colonna di libri che potrebbe fungere da comodino, pronta a scegliere il prossimo da leggere (vi parlerò presto di quello appena finito), nella mente si agitano confuse tante  idee per il blog pronte a trasformarsi in post, insomma finalmente sono in vacanza!

Prima però mi sovviene un dubbio: per la cena del 31…zampone o cotechino?

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