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Voglia di scrivere

Da giorni ho il desiderio incontenibile di sedermi alla scrivania e scrivere: raccontare le sensazioni del mio ultimo viaggio, rimettere mano, dopo mesi, al mio terzo libro, raccontare di alcune opere che mi sono davvero piaciute. Ogni tanto passo di fretta vicino all’angolo preferito della mia casa, lancio un’occhiata al mio tavolo, anelo al pulsante “on” del mio computer… E poi vengo risucchiata dal lavoro, dal bucato, dagli impegni familiari, dalle bocche fameliche da sfamare.
Oggi mi ero ripromessa di farlo, sedermi e scrivere, fino a notte fonda. Poi il ripasso per la verifica di tecnologia di mia figlia mi ha resa edotta su biomasse, combustibili e nuove energie (ma voi lo sapevate che l’idrogeno potrebbe essere il carburante del futuro?). Ora sono stremata, digito a stento queste brevi riflessioni e faccio appello a lei, la grande, unica Jane Austen.
Cara Jane, Virginia Woolf mi ha raccontato che scrivevi nella stanza affollata dove transitava l’intera famiglia, “…non aveva uno studio personale in cui isolarsi, e la maggior parte della sua opera é stata scritta nella stanza di soggiorno comune, soggetta ad ogni sorta di interruzioni comuni..”
Devo quindi dedurre che, mentre qualcuno accanto a te rammendava calzini o toglieva la cenere dal camino, tu imbastivi, immersa nel tuo mondo l’intreccio amoroso tra Elizabeth e Darcy? Io avrei ben più modeste velleitá, mi basterebbe riuscire a scrivere qualche memoria dal mio Manuale, o parlare di qualche bel libro. Questo potrebbe essere il momento ideale, libri chiusi, zaini pronti, lezione per i miei studenti preparata. E invece sento che sto per cedere alla stanchezza.
Potrei dire, in mia difesa, che il nostro tempo ci strema, i ritmi odierni sono molto più serrati di quelli della tua epoca… chissà. Resta il fatto che mi piacerebbe osservarti, china sui tuoi manoscritti, tra inchiostro e carta assorbente, rabbuiarti per una parola mancante, o accentuare una ruga in mezzo alla fronte, concentrata a partorire il giusto finale.
Dopo aver pensato a te, cara Jane, un certo timore reverenziale mi impedisce di andare avanti, il ricordo del tuo talento mi intimidisce.
Ma sì, scriverò domani, stasera cerco tra gli scaffali “Orgoglio e Pregiudizio” e ti leggo.

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