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Libri, pagine, parole

Settimana passata: sono alle prese con un libro che mi ha appassionato all’inizio e che ora, a cento pagine dalla fine, leggo per inerzia… tra l’altro voglio finirlo perché in centro, in libreria, parteciperò all’incontro con l’autore: voglio essere pronta, e soprattutto non voglio che per errore qualcuno sveli il finale rovinandomi la conclusione.

Malgrado la buona volontà, arrivo alla serata prevista senza  aver finito il libro, ho qualche curiosità, inoltre voglio sapere cosa ne pensano gli altri lettori, cosa ci racconterà chi queste pagine le ha scritte.

La conversazione inizia e la mia visione si allarga quasi subito: mi accorgo di essere stata una lettrice stranamente distratta, la fretta di finire il libro in tempo mi ha fatto perdere l’attenzione ai particolari, esatto deve essere stata la fretta, perché adesso, mentre sento l’autore parlare dei suoi personaggi, di alcuni eventi narrati, sale la curiosità, mi rendo conto che queste pagine possono trasportarmi in un periodo, i primi anni duemila, in cui la maternità mi aveva assorbita estraniandomi dai fatti, accadimenti importanti e pesanti. Non è tutto: una lettrice elogia l’autore per alcune scelte lessicali, lo scrittore risponde allora rivelando di avere avuto, durante il processo creativo, accanto al suo pc una lista di vocaboli, studiati, scelti, che al momento giusto, ha incastonato nella frase adatta.

L’incontro interessantissimo prosegue e io non vedo l’ora di tornare a casa, per ricominciare a leggere, ma non dalla pagina 296, bensì dalla prima

Così faccio e, riga dopo riga, capitolo dopo capitolo, ritrovo quelle parole bellissime, spolverate dal passato, riadattate o cesellate intorno a un determinato periodo; penso all’autore e lo immagino preciso e instancabile artigiano, impegnato a scrivere e riscrivere un periodo, a inserire, spostare, eliminare parole, fino ad avere il prodotto perfetto, pulito che aveva progettato.

Cerco la matita e comincio a cerchiare, sottolineare, riscopro alcuni personaggi che mi erano sfuggiti, imparo a conoscerli…. Il libro prende una nuova vita, ora sì che sto leggendo.

“Ciangottava una melodia a voce bassa”: ciangottare, che meravigliosa parola, farfugliare, cinguettare, sembra piena delle parole che confuse che questa azione contiene, parole come indistinte, nebbiose …

“Gli vellicò la nuca”, quanto è evocativa questa parola, quanto più efficace di un semplice ‘lo stuzzicò’, o ‘gli sfiorò la nuca solleticandolo’ …

Lascio a voi, cari lettori, il resto della scoperta, insieme al piacere della lettura di questo libro, Randagi, di Marco Amerighi, candidato  al Premio Strega 2022.

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