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INCIPIT

I miei racconti sono pronti per essere pubblicati, ma ho deciso di dar loro un’altra possibilità prima di approdare ad Amazon.

In attesa che tornino dalle loro visite ad agenzie ed editori con buone notizie, ho pensato di regalarvi l’incipit del mio primo romanzo, Il Grande Cerchio, disponibile in versione cartacea e digitale su Amazon. Chi è Marta, dove sta andando, da chi e cosa sta fuggendo?

1. COSA CI FACCIO QUI

13 Maggio 2014

Un’idea fissa, un chiodo piantato nella testa, un pensiero che non la abbandonava dal momento in cui era salita su quel dannato aereo:

«Che diavolo ci faccio qui?» continuava a chiedersi, stipata in classe economica tra una folla di pellegrini festanti, chiome argentee e volti scavati dall’usura della vita.

Dopo aver rimuginato a lungo si era decisa, aveva prenotato e in un niente si era ritrovata, più spaesata che mai, in volo con degli sconosciuti che sarebbero diventati suoi compagni di viaggio per una settimana.

Non aveva neanche potuto sfruttare la sua Frequent Flyer Membership per assicurarsi un posto più dignitoso.

Sarebbe voluta andare di corsa verso la signorina con il cappellino blu che si apprestava a chiudere il portellone, e dirle:

«Mi scusi, so che può sembrare una richiesta un po’ stramba ma… ecco… io dovrei scendere. Ho probabilmente alle spalle tante ore di volo quante ne ha lei e non sono uno di quei passeggeri che realizzano di essere terrorizzati dall’alta quota solo una volta saliti a bordo, non ho neanche un principe azzurro in fondo alla scaletta che mi aspetta, uno di quei personaggi che nei film riesce a superare tutti i filtri di sicurezza, le leggi della fisica e del tempo, e chiamando un telefono acceso nonostante i divieti rintraccia l’eroina e le dice: “Sono qui, sono tornato, e questa volta per sempre”.»

«No» avrebbe proseguito «semplicemente non dovrei essere qui, non c’entro niente con questa gente, neanche ci credo più a quel sogno di fumo che si chiama Dio; per questa ragione dovrei scendere, o essere su un volo per Shanghai, New York, oppure in viaggio per una delle mie amate SPA sul lago di Garda, non certo su un aereo per Tel Aviv!».

Eppure qualcosa la bloccava su quello strettissimo sedile, qualcosa di più forte della voglia di scendere la inchiodava lì. Si abbandonò allo sconforto e alla rassegnazione, chiuse gli occhi e si disse:

«Ok, sono sette giorni, passeranno in fretta, ne approfitterò per tagliare almeno temporaneamente tutti i fili che mi legano a questo strano mondo: quelli invisibili del mio telefono aziendale e di quello privato, del mio computer, e quei fili incomprensibili ma tenaci che in parte mi legano ancora a lui».

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