Tempo fa un affezionato lettore, commentando il post Pioggia Africana, elogiò il mio scritto definendolo uno strumento di resilienza.
Non nascondo la mia ignoranza: andai a cercare il significato di questa parola e trovai le seguenti definizioni:
“Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l’indice di fragilità. 2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale. 3. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc.” ( Dizionario Treccani).
Andai a rileggere il mio post, cercando di capire cosa avesse provocato nel lettore: ne dedussi che probabilmente l’atmosfera semplice ma allo stesso tempo maestosa, la ritrovata capacità di emozionarsi davanti alle cose semplici, ci restituisce una forza che non sapevamo di avere, o pensavamo di aver perso. A volte tornare alle origini, scrostandoci del superfluo e recuperando il necessario, ci ricorda quali siano i valori importanti e necessari, liberandoci dal resto.
Oggi, mettendo nell’armadio delle parole questo termine, penso a una combattente che in questo periodo sta dimostrando di possedere resilienza in abbondanza. Lotta contro una malattia ma non per questo smette di amare, fare progetti, vivere, sorridere. E proprio come tanti metalli, filati e tessuti, resisterà agli urti e tornerà ad essere se stessa. Presto.
Oggi il mio post è dedicato a lei, che ogni tanto mi onora di essere tra i miei lettori e che non ha bisogno di essere chiamata per nome. Si riconoscerà.
21 Mi piace
Quando qualcuno si sente affaticato ed annoiato da ciò che la vita propone dovrebbe rileggere post come questi, per ricordarsi di essere fortunato e grato alla propria esistenza, anche per le piccole sfide di tutti i giorni che non ci sentiamo pronti ad affrontare.