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Dare un nome a ogni cosa

Cos’è un romanzo? Cos’è un testo che non possiamo definire romanzo, ma ci coinvolge allo stesso modo? E’ poi così necessario assegnare ogni libro a una categoria? E se non fosse semplice? Uscire da binari prestabiliti renderebbe l’opera meno meritevole di attenzione? O forse le darebbe un tocco di originalità, che lascia al lettore la decisione di riportare a un ordine, ricondurre a un’ identità oppure di crogiolarsi nella sua evanescente struttura? E cosa dire dell’autore? Si sente più al sicuro tra le pareti di un genere, o preferisce divertirsi avventurandosi su sentieri meno battuti, incerti ma anche ricchi di possibilità?

Mi sono fatta tutte queste domande leggendo alcune interviste e recensioni sull’ultimo libro di Veronica Raimo, Niente di vero, vincitrice del Premio Strega Giovani 2022: è’ un romanzo autobiografico, un’autobiografia, un memoir? Non saprei, ma è un libro interessante e a me questo basta.

In Niente di vero la Raimo ci svela la quotidianità della sua famiglia, vizi e virtù dei suoi componenti, con una pesante predominanza dei primi sulle seconde (particolare per cui ne ho ammirata l’arditezza), ci racconta episodi del passato che l’hanno resa la donna che è, influenzandone forse anche le scelte professionali. La storia segue un ordine cronologico, ma si interrompe spesso per concentrarsi su riflessioni che tanto somigliano a pagine di diario. Il suo racconto è spesso ironico, sempre disincantato, in alcune occasioni triste, un pò come la vita di ciascuno, costellata da alcuni ricordi piacevoli, altri che insistono ad occupare la memoria malgrado la nostra volontà di rimuoverli, rimorsi per errori fatti, rimpianti per scelte che non abbiamo avuto il coraggio di compiere.

Alcuni autori, commentando quest’opera, ne sottolineano la comicità, non sono d’accordo: sebbene alcune pagine strappino un sorriso, o ci costringano divertiti a confrontare certe strane abitudini con simili cliché delle nostre famiglie, ciò che più ha colpito me in questo libro è la tristezza di fondo, il rimpianto sapientemente truccato e reso sarcasmo, l’amarezza esorcizzata con la sapienza letteraria tanto da essere trasformata in apparente comicità.

E voi, l’avete letto? Categorizzato? Amato? Raccontatemi.

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