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Leggerci dentro

Alcune certezze giacciono sopite nella nostra coscienza. A volte ce le dimentichiamo per anni, come un vestito in fondo a un cassetto, che nel momento più inaspettato torna utile o di moda. Tutti sappiamo che la bellezza sta nelle cose semplici, poi però la nascondiamo con strati di superfluo, finta autenticità, desiderio di apparire o paura di mostrarci per ciò che siamo.

Poi esce l’ultimo romanzo di Lorenzo Marone e mi imbatto in un ragazzino miope e goffo, che si immerge nella lettura fino a penetrare nelle righe dei libri che legge, un dodicenne normale, che conduce una vita ordinaria, che sogna, tanto per cambiare, di diventare un supereroe. Si chiama Mimì e vive a Napoli, in una piccola casa piena di famiglia.

Mimì è naturalmente simpatico, con le sue singolari collezioni e le sue strane amicizie. In una sera disgraziata Mimì impara, forse troppo presto, che non sempre i supereroi vincono, ma anche che tutti possiamo diventarlo, perché lo straordinario è spesso nascosto nel troppo ordinario, lo stra-ordinario per l’appunto, termine nel quale, per uno strano gioco di prefissi, ciò che è fuori dall’ordinario coincide con ciò che lo è troppo.

E’ un peccato che sia vizio comune e noto quello di apprezzare le ricchezze possedute solo dopo averle perdute: Marone ci invita a fermarci, a guardarci intorno, a interrogarci su quanto di straordinario ci sia nella nostra vita, affetti, presenze, esempi, e ad apprezzarlo qui e ora; ci aiuta a correggere quella miopia che ci fa perdere di vista l’essenziale, per poi rimpiangerlo, ci invita a cercare il supereroe in ciascuno di noi perché, come dice la saggia nonna di Mimì: “….su questa terra di eroi nun ce ne stanno, ce sta chi ogni tanto fa ‘na cosa bona e poi torna a essere uno qualunque, comme a tutti quanti”.

Aggiungo una postilla, un particolare che mi ha colpita in quanto aspirante scrittrice: per scrivere grandi libri serve certamente talento, ma non è necessaria una  storia incredibile, fantastica o piena di eventi eccezionali, né l’ostentazione di un uso della lingua che costringa il lettore a tenere sul comodino il dizionario: sono indispensabili cuore, profondità di animo, capacità di leggere dentro le persone, semplicità: capacità in grado di catturare qualunque tipo di lettore approcci la nostra opera: tutte queste frecce erano nell’arco di Marone quando ha scritto “Un ragazzo normale”: con me ha fatto centro.

 

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