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Lettori o scrittori di vite

Qual è il momento della vita in cui smettiamo di scrivere la storia dei nostri figli e cominciamo a leggere, curiosi, impauriti, le pagine che essi stessi scriveranno?
Esiste un momento preciso, ed è lo stesso per tutti?
Non so.. so solo che un giorno, all’improvviso non sei più l’artefice del loro destino, vorresti esserlo, ti aggrappi con tutta te stessa a quella parvenza di colonna che pensi ti possa sostenere, e cerchi di essere ovunque, per far sì che quando la stanchezza li coglierà, tu sarai lì a sorreggerli, a consolarli, incitarli… Vorresti esserci sempre, per aiutarli a capire cosa fare, non  per voglia di prevaricare, o manipolare le loro giovani vite, piuttosto per un disperato tentativo di sottrarli a tutte le sofferenze, frustrazioni, delusioni che hai vissuto sulla tua pelle e vorresti risparmiare loro.
Ecco, vorresti dare loro la saggezza per soppesare i sentimenti propri e altrui, per centellinare gli slanci di amore custodendoli per la persona giusta; vorresti instillare nelle loro teste un po’ di sano cinismo, per evitare lo spargimento di inutili lacrime.
Poi pensi che in fondo quelle lacrime, quelle stesse paure, delusioni, provate e superate ti hanno fatto diventare la donna che sei, e allora ti fai da parte, e guardi, e  leggi, trattieni le parole, a volte le carezze, anche questo è crescere..
Chissà quando hai smesso di scriverli, i tuoi figli, chissà se hai mai cominciato, o se le prime parole della loro vita hanno cominciato a scriverle senza che tu te ne accorgessi, quando hanno deciso la data della loro nascita, malgrado i tuoi programmi, quando hanno smesso di cercare le tue mani, e hanno cominciato a camminare da soli, quando hanno snocciolato le prime parole, a volte buffe, a volte cariche di significati come solo i bambini sanno fare.
Sei mai stata scrittrice delle loro vite, o sono stati forse loro, i figli, con il loro arrivo su questa terra, ad insegnarti a leggere, a capire, a coinvolgerti, a tenerti a distanza…
Con un po’ di fortuna il rapporto con loro ti avrà fatto guadagnare un posto in platea, e ora che i protagonisti  sono loro, a te spetta guardare, tacere, ridere, commuoverti, ammirarli e un giorno,   speriamo, alzarti in piedi ad applaudire.
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Comments (2)

  • Francesco Totano 7 years ago Reply

    Tutto bellissimo. Cambierei una parola sola, la sestultima, da "speriamo" a "sicuramente". Sono un inguaribile ottimista!… Ricambiando gli auguri per il nuovo anno, un cordiale saluto.
    Francesco

    Sabrina 7 years ago Reply

    Gentile Francesco, grazie per i suoi puntali commenti. Le invidio l'inguaribile ottimismo; per quanto mi riguarda, mi definisco un'ottimista "moderata". Quel cauto "speriamo" mi mette al riparo da delusioni inaspettate, ma non dubiti, é solo una sottile protezione, nel profondo… credo. Un caro saluto

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