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La mia borsa? Praticamente un bagaglio a mano

Le ho tentate tutte: modello shopper capiente, zaino, la pochette che si sposta da una borsa all’altra con tutto il necessario sempre a portata di mano, la bustina minimalista, la tracolla che non contiene più dello stretto indispensabile..
Il risultato è sempre lo stesso: questo!
Ho provato anche ad aumentare le dimensioni….grosso errore: ho finito per riempire la malcapitata a
tal punto che, appoggiata sul sedile accanto al guidatore, faceva impazzire il sistema di sicurezza dell’auto, convinto che seduto accanto a me ci fosse un passeggero che non indossava la cintura!
Insomma quando si tratta di borse la mia è una battaglia persa, anche perché mi ostino a non chiuderle, di conseguenza alla prima curva il vasto e variegato contenuto si sparge nei meandri dell’abitacolo, costringendomi, ad ogni semaforo rosso, a cercare di raccogliere il possibile, scomparendo dalla vista degli altri automobilisti che, perplessi, vedono un’auto vuota che sosta in coda, nel traffico.
Ma addentriamoci nel misterioso mondo del contenuto di una borsa da donna:
“…La borsa di una donna pesa come se ci fosse la sua vita dentro
Tra un libro che non vuole mai finire ed altri trucchi per fermare il tempo
C’è la sua foto di un anno fa che ha messo via perché non si piaceva
Ma a riguardarla adesso si accorge che era bella ma non lo capiva
La borsa di una donna riconosce le sue mani e solo lei può entrare
Nascosto in una tasca c’è quel viaggio che è una vita che vorrebbe fare
Milioni di scontrini, l’inutile anestetico del suo dolore
E stupidi sensi di colpa per quel desiderio di piacere …” (*)
Noemi in questa bella canzone  coglie nel segno: nella mia borsa c’è una parte di vita, un pezzo di passato, tanto presente, e tanti inutili,  per me indispensabili accessori. Ogni cosa ha un suo perché: ad esempio, non vi è mai capitato un acquisto improvviso? Ecco spuntare la borsetta che si comprime in un piccolissimo sacchetto di plastica, e che, al momento del bisogno, può contenere l’oggetto del mio desiderio.
Mai avuto bisogno di un cerotto? Forse due? Vabbè quelli non fanno volume..
Parliamo del kit restauro di emergenza: uno specchio, un rossetto, una cipria. Non si può uscire senza!
E poi fazzoletti: vuoi che non capiti uno starnuto da aria condizionata, o un cespuglio di ambrosia lungo la strada che provochi un improvviso attacco allergico?
Neppure mancano un piccolo contenitore di disinfettante per le mani, chewing gum, un blocco, una penna, l’agendina da borsetta (inutile, non riesco a convertirmi ai promemoria telefonici, il mio backup è un grazioso libercolo rosa che mi accompagna ovunque).
E poi occhiali da sole, da vista, il telefono (non si può più chiamarlo telefonino, non entra più neanche in tasca), power bank per la telefonata fiume inaspettata che ci consuma tutta la batteria… Dunque cosa manca? Certo! Il portafogli! Anche in questo caso il vocabolo è ormai improprio, si tratta di un: porta documenti/carte di credito/banconote/foto di famiglia/buoni sconto, e poi le innumerevoli tessere fedeltà; parliamone: non sarebbe più comodo avere una lista di codici da sfoderare al bisogno? Pur selezionando solo le più utilizzate, oggi nel mio porta tutto ne ho contate nove!
Dunque ci siamo, tutto qui… e se la borsa ci accompagna in un viaggio superiore ai dieci chilometri, aggiungiamo un bel libro! Ora sì che la zip fatica, suda, stramazza… infine rinuncia. In auto devo solo sperare che il portamonete (avevo dimenticato anche questo “porta”) sia chiuso, diversamente il pavimento dell’auto diventerà il fondo senz’acqua di una fontana romana.
Eppure questi magici contenitori a volte ci sorprendono, ci stupiscono: sembrano essere sottovuoto, li abbiamo appena chiusi, la lampo sta imparando a parlare per mandarci cordialmente a quel paese quando la voce dell’amato ci rivolge la fatidica domanda:
“Ci stanno?”
Ti volti e lo guardi, ti sorride, abbassi gli occhi e vedi le mani colme di chiavi della macchina, portafogli stracolmo di ricevute e scontrini che hanno superato di parecchio i due anni di necessaria sopravvivenza, e se sei particolarmente fortunata anche gli occhiali da sole che, no, a cena al ristorante non servono proprio…
La tua fedele compagna cerca di non deluderti, e così si adatta ancora una volta, stavolta il contenuto straborda, ti sembra di avere a tracolla un cesto natalizio, così ripensi alla borsa della palestra e ti dici che forse dovresti arrenderti all’evidenza e travasare tutto il contenuto in quell’anonima plastica nera, così, tanto per trovare il lato positivo, saresti attrezzata anche per una seduta improvvisa in sala pesi.Per concludere, care lettrici aspiranti Mary Poppins: non lasciatevi intimidire dai commenti, dagli sguardi di chi vi ritiene troppo previdenti: aspettate pazienti, come il cinese sulla sponda del fiume: prima o poi qualcuno avrà bisogno della vostra salvietta umidificata, di uno snack spezza fame,  un paio di collant di scorta, di un cacciavite, un trinciapollo (ma voi l’avete mai usato un trinciapollo?) un ferro arricciacapelli…godete del vostro momento di gloria e porgete l’occorrente: la vostra rivincita sarà compiuta!

* La borsa di una donna  Noemi

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