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I limoni

Quindici agosto.
Sono a casa. Mi sveglio con comodo: gesti compiuti in automatico, uno sguardo al telefono, il caffè.. eppure c’è qualcosa di strano. Mi fermo, mi guardo intorno, tendo l’orecchio; ora capisco: ovunque c’è silenzio.
Sono passate le otto, eppure tutto tace. La città è deserta, neanche in lontananza riesco a percepire il rumore di un’auto.
Esco sul terrazzo, mi sento l’unica abitante di una città evacuata, ultima sopravvissuta sul set di un film fantastico dove il genere umano è sterminato da alieni.
Chiudo gli occhi, trattengo quasi il respiro per non disturbare la quiete intorno a me. Mi trattengo anche dall’accendere la radio, altra azione che compio automaticamente ogni giorno. Pongo l’orecchio all’ascolto, all’ascolto del silenzio.
Il maestro Abbado diceva che il pubblico migliore è quello che resta in silenzio più a lungo, che non applaude alla conclusione di esecuzioni solenni, profonde, drammatiche. “… Più il silenzio dura, più senti che c’è tutto il pubblico che rimane senza respiro; e questo lo senti, c’è un’altra acustica, un’altra atmosfera…”
In alcune occasioni è necessario assorbire, far sedimentare le emozioni, trattenerle dentro di sé e fare in modo che ci parlino.
Oggi lo faccio: guardo il paesaggio urbano che mi circonda da anni e nel silenzio riesco a osservarlo attentamente per la prima volta, a soffermarmi su particolari mai notati.
Poi chiudo gli occhi, e questo insolito e inaspettato amico mi aiuta, con il suo tacere, a visualizzare volti familiari, a riappropriarmi di ricordi, a vedere, ancora una volta, con maggiore nitore, la ricchezza che accompagna sempre, comunque  un nuovo giorno.
Sento un’energia nuova, il silenzio mi regala consapevolezza, mi sento più forte, più lucida.
Assorta tra i colori, gli odori delle piante, avvolta in questa inaspettata pace, riaffiora nella memoria una poesia di Montale; vado a cercarla e la rileggo, avvolta in un’atmosfera che stento a credere sia ricreata sul terrazzo della mia casa, tanto si rivela anomala, autentica, eterea.
(…)
Meglio se le gazzarre degli uccelli                                                 

 

si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove ,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta .
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.
 
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
(…)
Basta il silenzio per ascoltare, e soprattutto ascoltarsi.
Lo gusto, lo sfrutto, lo assorbo. Mi riprometto, d’ora in poi, di cercarlo più spesso.
D’un tratto l’incantesimo si spezza:è una sola e lontana, ma è sufficiente. Un’automobile in lontananza mi riporta alla realtà.
(…)
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
(…)
Quindici agosto. Sono le otto e trenta; è ancora presto, eppure ho ricevuto già molto da questa nuova giornata.
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