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Sul comodino

Quanti libri, secondo voi dovremmo tenere sul nostro comodino? Non voglio neanche pensare che il nostro tavolino sia sguarnito di volumi di qualunque stazza, e sia al nostro fianco, durante le ore notturne, per fungere solo come base di appoggio a una abat-jour , l’immancabile telefonino con annesso caricatore, e uno svuota tasche. Passo dunque a riflettere sulla prima domanda, alla quale col tempo ho risposto in modi differenti.
In passato, come sapete,  doveva esserci un solo libro che, cascasse il mondo, doveva essere iniziato e concluso, prima di poter rivolgere l’attenzione a un’altra storia. Col tempo ho imparato ad apprezzare l’alternanza delle letture, da assecondare all’umore, ma soprattutto al grado di stanchezza: un racconto breve è più adatto ad una mente esausta, un romanzo evasivo si addice meglio a un cuore reso pesante da preoccupazioni, un volumetto di meditazioni è illuminante quando la testa non sa proprio “che pesci prendere”.
Per me esiste tuttavia un’altra verità: quando i nostri occhi incrociano un titolo attraente, le nostre mani toccano quel libro, e la nostra mente si inoltra nella lettura di quella storia, “la” storia, che saprà incollarci a quel volume per ore, e ci lascerà la smania di voler tornare a sfogliarne le pagine al primo momento di libertà, rubando attimi alla preparazione della cena, o tenendo l’e-reader in equilibrio precario, in un vagone pieno zeppo di pendolari … beh, quel libro di certo sbaraglierà ogni altro volume ben impilato sul nostro comodino, e non ci darà tregua finché non  avremo finito di leggerlo; e se alla fine ci resterà in bocca l’amarezza di dover lasciare qualcosa, o qualcuno amato, allora quel libro avrà compiuto fino in fondo il suo dovere, il suo autore potrà dirsi pienamente realizzato, e noi lettori… noi lettori ricominceremo la ricerca, perché non c’è niente di meglio di un libro che ci chiama, ci attrae, dovunque esso sia, sul comodino, in fondo a una borsa, nello sportello dell’auto pronto a colmare attese, o sempre vicino, in coppia con l’immancabile e invadente telefono cellulare.
Non so se capiti anche a voi, ma quando non ho una lettura in corso avverto un senso di insoddisfazione, una mancanza di incentivo, devo avere un libro che mi aspetti prima di chiudere gli occhi, anche se, ahimè, spesso, mi accompagna solo per qualche minuto prima che si arrendano al sonno.
Condivido con voi il titolo della storia che mi sta incollando alle sue pagine in questi giorni: La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker. Per carità, non svelatemi il finale!
E voi, con quale titolo, storia, autore avete fatto le ore piccole? Raccontatemi…
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