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Carta, penna e calamaio?

Da bambina pensavo che il reparto cancelleria fosse un angolo del negozio in cui venivano venduti i cancellini, ricordate? Quei cilindri di feltro grigio o nero che ci guardavano minacciosi quando, dopo quattro ore di continuo utilizzo sulla lavagna, finivano nelle mani del nostro compagno più vispo per essere impiegati nel loro secondo lavoro, quello di missili pieni di gesso che andavano a decorare ora uno, ora l’altro malcapitato compagno.

Imparai col tempo che era invece il paradiso di quaderni, penne colorate, matite, gomme e lo elessi a mio reparto  preferito (non avevo ancora scoperto le librerie).

Leggo con sommo piacere che la passione per gli articoli di cancelleria si sta facendo largo tra laptop, tablet e smartphone. Insomma il piacere di scrivere con penne e matite pare non sia tramontato e stia anzi vivendo una seconda giovinezza: gli è stato addirittura dedicato un libro, Stationery fever-From paper Clips to Pencils and Everything in between che, inutile dirlo, sono tentata di comprare. Nel frattempo non mancherò di visitare la bottega Bonvini a Milano, storica cartoleria citata nel libro, ma soprattutto di mettermi alla caccia della matita Blackwing 602, quella con cui John Steinbeck scrisse uno dei miei libri preferiti in gioventù, La Valle dell’Eden: chissà che tornando a scrivere con carta e matita, invece che sul PC, non partorisca anch’io un’opera del genere!

Se siete appassionati della materia vi consiglio di leggere l’articolo di Fabrizio Ravelli su Robinson, l’inserto di Repubblica di domenica 23 Aprile: esaustivo e divertente.

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